lunedì 16 maggio 2011

Ok ho capitolato, mi sono arresa e mò mi attacco...

Eh si mi sposo. A novembre.
Come prima mossa Fed ed io siamo andate in un posto a caso a vedere un vestito. La mia comare si ricordava di un bustino nero in vetrina, ma ci hanno subito stroncate con un:"Maaa tanto tanto tempo faa", poi mi hanno dato appuntamento per una "prova", che in seguito ho scoperto essere una maratona di resistenza allo spoglia e rivesti e infila vestito multistrato sentiti grassa davanti allo specchio e tenta di fuggire tutto insieme.
Incastrate nelle poltroncine rosse a forma di fiore, abbiamo trascorso momenti di puro panico, anche se alla fine siamo riuscite a reagire decorosamente, cioè senza sbottare a ridere, senza dire neanche una parolaccetta e soprattutto senza fare figuracce (... eh ok questa più che altro è una speranza).
La signora che ci ha seguite ci ha accolte con un gioioso:"E chi è la sposaaa???" Io, che non ci ho ancora fatto l'abitudine, rispondo con un laconico:"Io" accompagnato da angoli della bocca in giù e faccia da chi è stato incastrato. Dopo un'indagine su cosa mi piace e cosa detesto, vengo strizzata in un bustino e mi viene proposta una valanga di vestiti diversi. Dal basso della mia ignoranza sartoriale capisco che l'orlo ondulato si chiama "a botulino" e la seta "mikakò" o "mikakai" (nelle braghe prob)... La perla migliore è stata:"Sicuramente il tuo futuro sposo noterà la differenza tra il pizzo francese e quello normale, tra gli swarovsky e il vetro di Murano... ", ecco, chi lo conosce può capire perché io e la comare abbiamo rischiato il collasso. Mi è stato anche affibbiato un falso bouquet che probabilmente tenevo con la grazia di un boscaiolo dei Monty Phython, quando ho proposto una composizione alla Morticia, fatta di gambi di rose, la signora ha detto che ci sono tanti fiori belli, a quel punto io le ho risposto che odio i fiori recisi, ma l'ipotesi del vasetto in coccio, lanciato alle invitate è stata scartata. E' stata proposta una borsetta, ma la comare ha precisato che probabilmente l'avrei scroccata sulla testa di qcuno. Sbracandomi sullo sgabello in momento di pausa mi sono anche arrovogliata nella sottogonna, mollando una gomitata galattica contro la parete di legno che è risuonata in tutto il pacato atelier. Ho fatto finta di niente. Mi riprometto di uscire dalla porticina dello spogliatoio che dà sulla vetrina in mutande la prossima volta, a tal proposito devo ricordarmi di portare un sacchetto di carta da mettere in testa.
Ah... sulle parolaccette, bè ho mentito, ma le ho dette piano piano, non mi ha sentito nessuno...